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....🎵🎵🎵.....andiamo a comandare


Pubblicando su fbk una simpatica foto di Saori, lei in testa ai suoi cuccioli in più o meno perfetta fila indiana, ho riflettuto di cose lette sull’istinto materno delle gatte e soprattutto di quanto sia importante per il gattino quel duro college della vita che solo la mamma british sa amministrare.

Rubacchiando informazioni qui e là cerco di fare un sunto per me stesso perché la passione per questi animali non è solo amore ma tanta esperienza e studio. Contemplando un gattino riconosciamo subito i suoi riflessi primari (che in futuro saranno la chiave per gestirlo amorevolmente da adulto): quello di suzione che lo porterà a infilare la testa sotto un punto caldo come per cercare la mammella della mamma, quello perineale per la stimolazione della defecazione, quello di portage, ovvero la sua immediata immobilizzazione quando sollevato per la collottola. Vediamolo nella prima socializzazione. Prima ancora di nascere il gattino, come noi umani, è sensibile allo stimolo tattile che sente attraverso il ventre materno. Una carezza od una dolcezza in più verso la gatta ci prepara ad una più probabile sintonia tra noi e il micino quando nascerà….verrà letteralmente a cercare le nostre carezze! Finalmente è nato; iniziano dieci giorni in cui il gattino è l’essere più delicato del mondo: cieco, sordo, praticamente immobile, totalmente dipendente dalla mamma…e da noi in qualche drammatico caso. Questo è un momento veramente delicato in cui si crea il vero rapporto tra madre e figlio, un momento fatto di mero calore, stanchezza, istinto materno e voglia di vivere. Passato qualche giorno si aprono finalmente le palpebre: ecco com’è sua mamma, un’ombra borbottante in un oceano di acquose luci. Oramai il nostro gattino si regge in piedi, inizia a camminare, esce ed esplora il mondo intorno, ma con un riferimento solo la mamma. Questo è il momento in cui sentendo suoni, percependo odori, palpando ogni cosa il gattino comprende di essere un gatto. Ora riconosce anche noi e si abitua al nostro contatto agli stimoli che gli daremo anche da grande. Tanto dipenderà dalla pazienza della nostra mamma gatta e dal nostro tatto, mai come in questa fase sarà necessaria tutta la nostra diplomazia per renderci degni dei suoi cuccioli e far si che anche loro ci riconoscano come amici per sempre. Da qui fino allo svezzamento le scoperte saranno innumerevoli, ogni cucciolo si dimostrerà diverso e dotato di proprio carattere - e che carattere! - e grazie alla nostra gatta apprenderà l’autocontrollo, il rispetto di se stesso e degli altri. Dopo due o tre mesi, in cui lettiera e tiragraffi saranno diventate ormai un’esigenza anche per il gattino, la gatta, che è una madre molto severa ma altrettanto amorevole, farà il più grande sforzo richiestole dalla natura e che nel suo mondo è veramente tranchant: l’isolamento da sé del cucciolo per farlo indipendente, adulto e profondamente gatto…..abituato comunque e sempre, ombroso o dolce, a comandare.


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